365 sono i giorni che abbiamo passato lontani, un anno.
Lo scorso novembre ci siamo salutati in aeroporto a Mumbai, il traffico mi ha fatto arrivare in ritardo, indossavo una kurta rossa, vestito tradizionale, perché ci sarebbero stati i suoi genitori. Un abbraccio casto, l’India ci guarda, attenzione.
“Buona fortuna amore mio!”
I primi mesi lontani sono stati strani, un giorno di differenza, io a Mumbai e lui a Toronto, dopo mesi bellissimi in cui mi ero abituata a vederlo arrivare alla porta del mio appartamento a Bandra. Il quadretto di Krishna come sfondo al nostro abbraccio, il nostro materasso in mezzo al soggiorno che per noi era casa. Ora un nuovo mondo da scoprire per lui, per me gli ultimi mesi in India prima di raggiungerlo.
Documenti da preparare, un visto da richiedere, due anni di preparativi per il nostro grande passo:
“basta distanza! Andiamo a vivere insieme!”
“Sì, ma dove!?”
“In Canada!”
Sognavamo un futuro da stranieri, ripartire entrambi da zero, lontani dalle nostre società, invisibili nella nostra diversità. Insieme.
“Ci vediamo a marzo”.
A febbraio ritorno in Italia, la nostra vita a Mumbai dietro di noi, un nuovo capitolo ci aspetta.
La pandemia scoppia una settimana prima dell’arrivo del mio visto. Il mondo si ferma, le frontiere chiuse. Quello che è successo poi lo sappiamo tutti. Quando c’è stato da aspettare l’abbiamo fatto, siamo stati a casa, in pausa, senza pretese. A maggio si è parlato di ripartenza: la primavera e poi l’estate, attorno a me un’apparente normalità, ci si riprende le proprie vite. No, non tutti, non le famiglie binazionali.
L’attività di advocacy con #LoveIsNotTourism e il gruppo canadese Faces of Advocacy ci ha salvato la vita, ci ha tenuti impegnati, ci ha fatto incazzare, ci ha fatto sperare.
Ci ha cambiato, ci ha ferito, noi non siamo più quelli di prima, non so voi.
Ad inizio settembre l’Italia apre alle famiglie binazionali, che gioia! Iniziamo a mettere insieme i documenti, i soldi, chiamiamo ambasciate e consolati, sembra tutto in ordine. Un mese per coordinare tutto e ad inizio ottobre la notizia che aspettavamo: anche il Canada farà ricongiungere le famiglie e coppie non sposate. Mettiamo in pausa i documenti italiani ed iniziamo quelli per il Canada.
Il 2 ottobre l’annuncio ufficiale (come piace dire a Shreyank è il giorno della nascita di Gandhi e della sua prima nipotina!).
L’8 ottobre publicano la lista dei documenti da preparare. L’11 ottobre mandiamo la nostra domanda.Giorni di agonia, i peggiori di questo inferno di attesa.
Il 22 ottobre (il mio compleanno!) ricevo il regalo più bello di tutti: la mia autorizzazione a ricongiungermi con Shreyank!
La seconda ondata fa paura, devo prendere coraggio, abbiamo aspettato questa cosa per troppo tempo, devo partire prima che sia troppo tardi.
Il 3 novembre siamo insieme. Ho sognato questo momento per mesi, i controlli alla frontiera sono rapidissimi, esco fuori e cerco il suo sguardo.
Shreyank è in ritardo.
“Che indiano, mai puntuale!” Preparo l’arringa perfetta nell’attesa, questa me la paga!
Arriva di corsa, ha in mano dei fiori e il viso commosso.
Un abbraccio stanco, dolce, sofferto e atteso.
Portiamo ferite indelebili di una separazione ingiusta. Il dolore non si cancella così. Avevamo paura di non riconoscerci più, in un anno ne abbiamo passate tante insieme ma in lati opposti del pianeta.
Siamo insieme ora. È tutto da costruire, siamo stati marinai coraggiosi durante la tempesta, ora buon vento a noi! Siamo insieme, l’ho già detto?
La foto è della nostra prima cena insieme, i mobili poi.
Grazie a tutti quelli che in questo periodo hanno avuto un pensiero per noi. Grazie alle mie sorelle, a mia mamma e alla mia preziosa amica Eleonora. Mi prendo un periodo di pausa ma continuerò a sostenere il movimento #LoveIsNotTourism. L’amore non è turismo. Esistono modi sicuri per far ricongiungere le famiglie divise dalla pandemia. Mi dispiace non aver avuto il tempo di avvisare e salutare tutti, spero capiate.
Per i più coraggiosi, lascio qui un video del nostro ricongiungimento.